Intervista su bizibee.it all’Ing. Attilio Casella,
fondatore e managing partner di BTG tecnologie Srl
L’ingegner Attilio Casella dopo aver lavorato a lungo in posizioni di responsabilità di processi di Supply Chain e Logistica, all’interno di aziende multinazionali, decide, circa dieci anni fa, di compiere un grande cambiamento professionale diventando imprenditore ed abbracciando una tecnologia, l’ RFID, che produce, a sua volta, notevoli e positive modifiche nei processi di gestione delle merci.
bb – Lei ha aperto un’azienda dieci anni fa dopo essere stato a lungo dirigente aziendale. E’ stato sicuramente un cambiamento professionale significativo. Quali competenze ha sviluppato per “adattarsi” in un mondo così differente?
AC – Durante la vita aziendale da dirigente ci è sempre stato chiesto di comportarci da imprenditori nell’ambito della nostra direzione. Dopo 10 anni di attività imprenditoriale mi accorgo che la vera differenza sta proprio nella capacità di vedere oltre il proprio ambito e di guardare al risultato complessivo che la propria scelta ed azione può portare, alla necessità di ridefinire tempestivamente i proprio obiettivi, alla gestione delle risorse e nel dotarsi del modello organizzativo più utile, senza emulare quello che fanno gli altri.
Ad esempio, bisogna far conto sulle proprie risorse e bisogna sviluppare la capacità di trovarne di esterne disposte a collaborare con te. Ho capito che fare l’imprenditore da soli non è consigliabile, io ho avuto la fortuna di iniziare con dei soci che non erano direttamente coinvolti nell’attività della società, ma che sono stati indispensabili per il confronto e per poter contare sulla loro rete di conoscenze.
Oggi dopo 10 anni ho deciso infatti di farmi assorbire dalla loro società, che deteneva il 35% della mia (acquisendone in cambio una significativa quota azionaria), con la consapevolezza che la massa critica e la presenza di diverse competenze sono l’unica possibilità per far crescere le aziende piccole che nascono come start up per la volontà imprenditoriale di un singolo.
bb – L’azienda da lei fondata si occupa di RFID, quali sono i maggiori pregi che le aziende clienti hanno trovato in questo strumento?
AC – Abbiamo iniziato ad occuparci di RFId dal 2007 quando ancora in Italia non era stata concessa dal ministero della difesa l’uso della frequenza UHF 865 MHz che era diventata lo standard ISO europeo per l’impiego della tecnologia. In Italia quindi , come spesso accade , siamo partiti con un certo ritardo ed ancora oggi le aziende fanno fatica ad apprezzare il vantaggio che l’ RFId può offrire. Dobbiamo anche dire che i costi all’inizio erano elevati e dal 2008 siamo entrati in una lunga crisi che ha fermato la maggior parte degli investimenti. Tuttavia la nostra prima installazione significativa è stata nel 2010 presso un’azienda di moda che gestisce un magazzino con un flusso di oltre 500.000 capi all’anno. Abbiamo radicalmente sostituito l’impiego del codice a barre introducendo le etichette intelligenti con RFId. I vantaggi ottenuti sono stati molti a partire da un’accuratezza di inventario di oltre il 99 % ad aver azzerato completamente gli errori di spedizioni e le relative contestazioni dei clienti, nonché un migliore rapporto tra personale dipendente e numero/valore di pezzi movimentati Il ritorno d’investimento si è misurato nell’ordine dei mesi ed il beneficio è tuttora tangibile dopo oltre 10 stagioni di vendita complete. Come tutte le tecnologie l’RFId non è una soluzione universale e non soppianterà mai completamente il codice a barre, ma di sicuro è molto vantaggiosa nella logistica soprattutto se il tag RFId viene sfruttato su tutta la filiera dal produttore fino al retail. L’RFId è sicuramente uno degli elementi della nuova frontiera dell’IOT poiché permette di identificare in modo univoco gli oggetti e di farli interagire con il mondo attraverso gli smart phone o altri dispositivi di lettura attivi.
bb – Quali resistenze hanno invece opposto i suoi clienti all’implementazione del RFID e quali risposte può dare lei ai loro dubbi?
AC – La resistenza maggiore è spesso legata alla resistenza al cambiamento come spesso accade , che ha trovato un alleato nel costo unitario delle etichette RFId.
Quello che cerchiamo di spiegare ai potenziali clienti è che i conti non vanno limitati alla percentuale sul costo prodotto, 10 centesimi su un capo da 100 euro può sembrare un’inezia mentre su uno da 5 euro un’esagerazione, quanto piuttosto sul risparmio che si può ottenere dal cambiamento del processo, dalla miglior gestione del personale, dal completo azzeramento degli errori e dalla perfetta tracciabilità della merce.
Quando si parla di cambiamento ad un imprenditore, il primo passo è parlare il suo linguaggio, cogliere i suoi interessi ed obiettivi. Ecco perché, ad esempio, ci siamo costruiti un piccolo modello per il calcolo del ROI.
Oggi possiamo con sicurezza affermare che la tecnologia RFId è consolidata, che il mercato offre dispositivi affidabili ed una varietà molto elevata di etichette RFId per superare ogni possibile difficoltà ambientale. Quindi, a meno di ambienti particolarmente complessi, non è più necessario partire con un progetto pilota, ma è sufficiente affidarsi ad un buon integratore che abbia già realizzato qualche progetto analogo.
bb – Grazie !
AC – A voi!